mercoledì 13 aprile 2011

PANE NERO


La Storia non si snoda
come una catena 
di anelli ininterrotta. 
In ogni caso 
molti anelli non tengono. 
La storia non contiene 
il prima e il dopo 
nulla che in lei borbotti 
a lento fuoco... 
La storia non è poi 
la devastante ruspa che si dice. 
Lascia sottopassaggi, cripte, 
buche e nascondigli. C'è chi sopravvive... 

EUGENIO MONTALE  
La Storia, in Satura, Milano 1971



Luciana che partorisce in un basso a Napoli nell'intervallo tra due bombardamenti; Bianca che con i figli il grammofono e la cassetta dei gioielli attraversa a piedi l'Abbruzzo; Marisa che a Roma occupata dai tedeschi impara a sparare, Sofia che da Milano si rifugia con le sue provviste di tè e la sua biblioteca in un paesino al confine della Svizzera; Zita, la mondina di Cavriago che ha il fratello partigiano e il fidanzato nell'esercito repubblichino; e ancora la confinata Cesira, Lela che comanda le ausiliarie di Salò nel Veneto; Carla che durante la guerra fa la postina aspettando il ritorno del marito; Lucia che impara a guidare il tram a Milano e il marito non lo aspetta più; la Biki che continua imperterrita a preparare la sua collezione di abiti da sera...: queste e tante altre sono le donne che ho avuto la fortuna di conoscere e di cui a un certo punto ho avuto voglia di scrivere la storia.
Alla fine non ho scritto la storia di una soltanto di loro, benché ce ne fosse abbondante materia e possibilità. Ho tentato invece di scrivere la storia di tutte queste donne insieme, attraverso gli anni che vanno dal 1940 al 1945: gli anni cioè del secondo conflitto mondiale.
Mi aveva sempre colpito il fatto che, parlando di quel periodo, Carla e Lucia, Marisa e Luciana, Lela e Cesira dicessero a un certo punto, come sovrappensiero: "...però, in fondo, è stato bello".
Un'affermazione curiosa, imprevedibile, se si pensa che gli avvenimenti ai quali si riferivano sono stati certamente tra i più tragici della nostra storia e della loro vita. Quell'affermazione doveva essere precisata e chiarita.
"...però è stato bello": forse perché sia pure tra le difficoltà e le tensioni della vita quotidiana, ognuna di loro - anzi potrei dire ognuna di noi - dovette imparare in quegli anni a decidere da sola, senza l'aiuto né la tutela di padri, mariti, fidanzati. "...però è stato bello": forse perchè ognuna di noi divenne, nel pericolo e nella miseria, più padrona di se stessa.
Federico il Grande diceva: " Se anche dobbiamo lottare con tutta l'Europa possiamo proteggere i nostri confini cosi che il pacifico borghese può tranquillo e indisturbato a casa sua non sapere che il suo paese si batte, se non leggendo i resoconti di guerra". Non è più cosi. Già la guerra del 1014-1918 coinvolge in molti paesi le popolazioni. Ma la guerra del 1940-1945, quella di cui parliamo, ci entra in casa trasforma città e villaggi in campo di battaglia.
Quando farà i conti l'Italia scoprirà che ha avuto un numero di morti civili di poco inferiore a quelli caduti in combattimento.
La fame e la guerra spingono dunque le donne fuori di casa, le obbligano a cercare un lavoro, a prendere decisioni, ad aiutare coloro che sparano o a sparare loro stesse; le obbligano a uscire dal ruolo che era stato loro affidato dal fascismo e dalla Chiesa, di "moglie e madre esemplare". Questa uscita di ruolo non avviene sempre coscientemente. In molti casi, al contrario, si giustifica proprio col desiderio di mantenere fede fino in fondo a una tradizionale immagine di sé. Ma, una volta vissuta, la trasgressione incide nella coscienza di tutte, rivelando l'esistenza e la possibilità di percorrere percorsi individuali sconosciuti, certo più accidentati ma anche più gratificanti di quelli che alle donne erano riservati in passato. La necessità diviene o può divenire allora una scelta, una cosciente assunzione di nuove responsabilità, l'apertura di un orizzonte nuovo, di un modo diverso di essere donna e persona.
Con il ritorno alla normalità questo orizzonte, almeno intravisto, si chiude. Ci vorranno molti anni, almeno una generazione, perché le donne, a livello di massa, siano tentate ancora una volta dal gusto della trasgressione e dell'autonomia.