venerdì 27 maggio 2011

IL MAGO BAOL RITROVA



In cui il mago baol ritrova qualcosa che aveva perduto e l'avventura diventa tosta

 
Bisogna vedere i nemici che si hanno,
non bisogna vedere più nemici di quanti se ne hanno.
(Baolian, libro II, 340,341)

Male non fare, paura non avere
(A. Hitler)


Siamo discesi per milioni di gradini di ferro, cosi mi è sembrato, e i nostri passi rimbombavano e si moltiplicavano, fino a riempire l'aria di un metallico tam-tam. La mole di René la Mucca mi precedeva ondeggiando. Fin quando il frastuono cessò e camminammo furtivi su un pavimento di linoleum. Ci accolse la luce artificiale di un giardino sotterraneo, una giungla di piante vere e sintetiche.

C'era odore di limone e azoto. Torsoloni di antiquariato stavano in agguato quà e là, verginone tronche, guerrieri invalidi, colonne mozze. Piacevoli bar-terrazza, ghiaietto, vetri fumé e dappertutto cascatelle d'acqua, pisciatine nascoste, zampilli illuminati. Una musica di vibrafono nell'aria. Un reparto sotterraneo per il relax dirigenziale. Un cielo stellato di perspex ci sovrastava.

- Il nostro contatto è qui - disse René la Mucca nascondendo una minima parte di sé dietro una palma.
- Nostro ? -
- Sono anch'io del gioco, baol, non fare il furbo. Ti devo accompagnare dal tuo Alice. È il mio compito. Poi ti arrangerai.
- C'è un piccolo problema, se dobbiamo circolare qui - dissi - sembriamo dei dirigenti?
René la Mucca esaminò con tristezza il completino domopak dalmatato che pure gli stava cosi bene.
- Non và, eh?
- Ci penso io - dissi.
Da un bar usciva un giovane managero con un vestito verde dollaro e un tesserino da Vip all'occhiello. Splendeva nel suo volto quell'intelligenza cosi libera da pregiudizi e barriere ideologiche da sembrare molto simile all'ottundimento. Lo affrontai. Gli premetti un dito sulla fronte e dissi:
- Le piacerebbe occupare la stanza del direttore generale?
- Certo che mi piacerebbe - balbettò il managero, ma....
- Niente "ma". Risponda: le piacerebbe stare dietro la suprema scrivania?
- Certo che si.
- Ebbene - dissi fissandolo in modo ipnoseduttivo col mio sguardo baol - cerchi di concentrarsi: cos'è che sta sempre dietro la scrivania, dentro la stanza del direttore generale? Glielo dico io: il ficus.
- Certo - rispose quello- il ficus, la sua pianta preferita.
- Si. Di giorno e di notte il ficus occupa quella stanza e domina la situazione. Tutti i giorni il direttore generale lo annaffia personalmente. Il ficus conosce tutti i suoi segreti. Partecipa alle sue gioie ma è immune alle sue ire. Mai un ficus è stato licenziato. I direttori passano, i ficus restano. Quale carriera è più felice, più vicina ai vertici aziendali e nel contempo priva di rischi e responsabilità?
- Voglio essere un ficus - disse il managero con gli occhi lucidi.
- Perfetto. Ora mi ascolti bene: lei è uno splendido esemplare di ficus lanceolatus. Ora si spoglierà dei suoi vestiti e si nasconderà in quel giardino tra i suoi verdi simili. Ne studierà le abitudini, la funzione clorofillare, il ricambio delle foglie, imparerà a sorbire acqua come si conviene a un ficus professionista. Dopo il corso di aggiornamento provvederemo a trasferirla nell'ufficio del direttore generale.
- Sono un ficus - proclamò il managero con un bagliore botanico nello sguardo.
Si spogliò fulmineo e si infilò tra le piante, verso la sua nuova vita. Indossai il suo vestito: ora ero un dirigente di primo livello e René la Mucca la mia guardia del corpo.
- E adesso dove si và? - chiesi.
- A una festa, capo - disse René, guardandomi ammirato.

Era una tranquilla festa di Regime. Nel mio nuovo ruolo di managero mi addentrai nella folla di gerarchetti e clarette, mentre camerieri veloci come pattinatori impollinavano di champagne ogni angolo e l'orchestra suonava "Love in Ibiza". Bell'ambientino! Ricordai subito ciò che diceva il mio maestro baol: 
Il vero baol non si annoia mai
tutt'al più si addormenta.

 
(Quanta saggezza nei nostri antichi testi!)