giovedì 24 marzo 2011

CINEMA



I barocchi amavano gli equivoci. Calderon e altri con lui elevarono l'equivoco a metafora del mondo. Suppongo li animasse la fiducia che il giorno in cui ci desteremo dal sogno di essere vivi, il nostro equivoco terreno sarà finalmente chiarito. Auguro loro di non aver trovato un Equivoco senza appello. Questo, comunque, si vedrà.



Il treno si fermò bruscamente con uno stridio di ruote e sbuffi di vapore. Il finestrino di uno scompartimento si abbassò e sbucarono le teste di cinque ragazze. Alcune avevano i capelli ossigenati, con boccoli sulle spalle e ricciolini sulla fronte. Cominciarono a ridere e a cicalare, chiamando "Elsa! Elsa!"
Una rossa vistosa, con un fiocco verde nei capelli, grid alle altre:
"Eccola!" e si sporse esageratamente dal finestrino facendo larghi gesti di saluto. Elsa allungò il passo e si portò sotto il vagone toccando le mani festanti che si tendevano verso di lei.
"Corinna!" esclamò rivolta alla rossa vistosa, "come ti sei conciata?"
"Dice Saverio che piaccio cosi", rise Corinna strizzando l'occhio e ammiccando con la testa verso l'interno dello scompartimento.
"Sali, presto, non vorrai mica restare in questo posto?" disse con una voce in falsetto. Poi cacciò un piccolo urlo.
"Uh, ragazze, c'è un Rodolfo Valentino!"
Tutte le ragazze cominciarono ad agitare le mani per richiamae l'attenzione dell'uomo indicato da Corinna.

Eddie fu costretto ad uscire da dietro il cartello degli orari sul marciapiede e venne avanti con flemma, il cappello sugli occhi. In quello stesso momento due soldati tedeschi entrarono nella stazione dal cancello di fondo e si diressero verso lo stanzino del capostazione. Dopo pochi secondi il capostazione usci con la bandierina rossa e andò verso la locomotiva con passo svelto che sottolineava la goffaggine del suo corpo grassottello. I due soldati si erano piazzati di fronte alla cabina dei comandi come se dovessero fare la guardia a qualcosa.

Le ragazze erano ammutolite e osservavano la scena con preoccupazione. Elsa posò la valigia per terra e guardò ddie con con aria smarrita. Lui le fece cenno di proseguire e si sedette su una panchina sotto un cartello pubblicitario della riviera, trasse di tasca il giornale e vi affondò il viso. Corinna aveva seguito la scena e parve aver capito tutto.
"Vieni cara," gridò , "ti vuoi decidere a salire?"
Con la mano accennò un frivolo ciao ai due soldati che la guardavano e sfoderò un sorriso smagliante.
Intanto il capostazione stava ritornando con la bandierina arrotolata sotto il braccio e Corinna gli domandò cosa stesse succedendo.
"Chi lo capisce è bravo", rispose l'omino, stringendosi nelle spalle, "pare che dobbiamo aspettare un quarto d'ora, ma il perché non lo sò, sono gli ordini.
"Oh, ma allora possiamo scendere a sgranchirci un po' le gambe, vero ragazze?" pigolò Corinna tutta giuliva; e in un attimo si precipitò giù dal treno seguita dalle altre.
"Tu sali," bisbigliò passando accanto a Elsa, "ci pensiamo noi a distrarli.
Il gruppo su diresse dalla parte opposta a quella in cui si trovava Eddie, passando davanti ai soldati.
"Ma in questa stazione non c'è un ristoro?" si chiedeva a voce alta Corinna guardandosi intorno.
Era sublima nell'attirare l'attenzione, ancheggiava ostentatamente e dondolava la borsetta che aveva sfilato da tracolla. Indossava un vestito a fiori molto aderente e dei sandali con la suola di sughero.
"Il mare!" gridò, "ragazze, guardate che mare, ditemi se non è divino!"
Si appoggiò teatralmente al primo lampione e si portò una mano alla bocca facendo un'aria infantile.
"Se avessi il costume sfiderei l'autunno," disse muovendo la testa mentre la cascata di riccioli rossi le ondeggiava sulle spalle.

I due soldati la guardavano attoniti senza toglierle gli occhi di dosso. E allora Corinna ebbe un colpo di genio. Forse fu il lampione a suggerirglielo, o la necessità di risolvere una situazione che non sapeva come risolvere altrimenti. Si abbassò la camicetta fino a scoprire le spalle, si appoggiò di schiena al lampione, lasciando dondolare la borsetta, poi allargò un po' le braccia e si rivolse ad un pubblico immaginario, strizzando gli occhi come se tutto il paesaggio fosse suo complice.
"La cantano in tutto il mondo," gridò, "anche i nostri nemici!"
Si rivolse alle ragazze e batté le mani. Era sicuramente un numero dello spettacolo, perché queste si misero in fila sull'attenti, muovendo le gambe a passo di marcia ma senza spostarsi, con una mano alla fronte in un saluto militare. Corinna si teneva al lampione con una mano, e usandolo come perno gli fece un giro attorno, con un passo grazioso. La sua gonna sventolò e le scopri le gambe.

"Von der Kaserne vor dem grossen Tor, stand eine Laterne, und steht sie noch davor...so wollen wir uns da wiedersehen, bei der Laterne wollen wir steht, wie einst Lili Marleen, wie einst Lili Marleen."
Le ragazze applaudirono, un soldato fischiò. Corinna ringraziò scherzosamente con un inchino e si diresse alla fontanella accanto alla siepe. Si bagnò le tempie con un dito, guardando attentamente la strada sottostante, poi raggiunse di nuovo il predellino del vagone, seguita dalle ragazze.
"Auf wiedersehen, carini" gridò ai soldati salendo, "noi ci ritiriamo, ci aspetta la tournée."
Elsa la aspettava nel corridoio e la strinse tra le braccia.
"Oh Corinna, sei un angelo," le disse baciandola.
"Lascia stare," rispose Corinna con un sospiro, e cominciò a piangere come una bambina.

I due soldati si erano avvicinati al treno e si erano messi a guardare le ragazze, si scambiavano delle piccole frasi, uno di loro sapeva qualche parola di italiano. In quel momento si senti il rumore di un motore e un'automobile nera sbucò dal cancello del fondo, percorse tutto il marciapiede della stazione e si fermò in testa al convoglio, accanto al primo vagone.
Le ragazze si sporsero per vedere cosa stesse succedendo, ma la ferrovia faceva una leggera curva e non era facile vedere bene. eddie non si era mosso dalla panchina, apparentemente immerso nella lettura del giornale che gli nascondeva il volto.
"Che c'è, ragazze?" chiese Elsa cercando di mostrare indifferenza, mentre sistemava le sue cose sulla reticella.
"Niente," rispose una di loro, "dev'essere un pezzo grosso, ma è vestito in borghese, è salito prima."
"Ma è solo?" chiese Elsa.
"Mi pare di si" disse la ragazza, "i soldati si sono messi sull'attenti, non salgono."
Elsa si affacciò per vedere. I militari, all'altezza della locomotiva, fecero ditro-front e imboccarono la stradicciola che portava alla cittadina. Il capostazione arrivò trascinando la bandierina per terra, guardandosi le scarpe.

"Si parte," disse con filosofia come chi la sa lunga, e sventolò la bandiera. Il treno fischiò. Le ragazze tornarono a sedersi. Solo Elsa rimase al finestrino. Si era pettinata i capelli all'indietro e aveva gli occhi lucidi. Fu in quel momento che Eddie si alzò e andò sotto il finestrino.
"Addio Eddie," mormorò Elsa, e gli tese la mano.
"Ci rivediamo in un altro film?" chiese lui.
"Ma che cavolo dice!" urlò il regista dietro di lui, "che cavolo sta dicendo?"
"Fermo l'azione?" chiese il ciak.
"No," disse il regista, "tanto questo lo doppiamo."
E poi gridò nel megafono:
" Cammini, il treno si stà muovendo, aumenti l'andatura, l'accompagni lungo il marciapiede, tenga la mano di lei!"
Il treno si mise in movimento e Eddie esegui aumentando l'andatura finché poté reggergli accanto, poi il treno aumentò di velocità e si curvò per imboccare lo scambio. Lui si girò su se stesso e fece qualche passo in avanti, poi accese una sigaretta e comiciò a camminare lentamente verso la macchina da presa.

Il regista gli faceva dei segni con le mani pausando la sua andatura, come se lo stesse muovendo con fili invisibili.
"Mi faccia venire un infarto, la prego," disse con aria implorante.
"Come dice?" esclamò il regista.
"Un infarto," disse Eddie, "qui, su quella panchina. Faccio un'aria affranta, cosi, guardi, mi seggo sulla panchina e mi porto una mano al petto, come il dottor Zivago. Mi faccia morire."
Il ciak guardava il regista aspettando istruzioni per fermare la scena. Ma il regista fece un segno a forbice con le dita, per significare che avrebbe tagliato, e indicò che continuassero.
"Macché infarto," disse, "le pare di avere una faccia da infarto? Si cali di più il cappello sulla fronte, cosi, alla Eddie, sia ragionevole, non mi obblighi a rifare la scena."
Fece un cenno agli operai affinché mettessero in funzione le pompe.
"Forza," lo incitò, "sta cominciando a piovere, lei è Eddie, per favore, non un patetico innamorato....metta le mani in tasca, si stringa di più nelle spalle, cosi, bravo, venga verso di noi....sigaretta ben pendente tra le labbra...perfetto....gli occhi per terra."
Si girò verso l'operatore e gridò:
"Macchina indietro, carrellata, macchina indietro!"